Il Tango nasce tra il 1880 e il 1900 a Buenos Aires e racchiude dentro di sé la cultura di almeno tre continenti: l’America, dove questo ballo è nato e si è sviluppato; l’Europa, con i suoi emigranti che hanno contribuito fortemente alla sua creazione e l’Africa, che a livello ritmico ha influenzato molto la sua nascita. Nasce come ballo introverso, inizialmente ballato tra uomini soli, poi danzato nei bassifondi di Buenos Aires “a dieci centesimi il giro compresa la dama” (Borges); infine il tango spopola nei salotti europei dei primi del Novecento, in forme più eleganti e stilizzate.
Andare ad una milonga deve significare, prima di tutto andare a divertirsi. Detto ciò, il resto segue. C’è chi balla per passione, chi per divertimento, chi va ad una serata di tango solo per il piacere di ascoltare bella musica, bere qualcosa o incontrare vecchi amici, e c’è chi va per conoscere gente nuova. Quali che siano le ragioni, c’è un bon ton che regola questo piccolo spaccato di vita, utile a favorire il benessere di ciascuno. Milonga indicava già in passato un luogo dove ritrovarsi, ascoltando musica e ballando. Oggi la milonga è il posto in cui si balla il tango argentino.
La storia si può raccontare anche attraverso la musica, specie se il protagonista dei racconti ha vissuto quasi 100 anni. Così, la cronaca della vita tormentata dello straordinario musicista Osvaldo Pugliese, autore di tanghi indimenticabili, è diventa occasione per un excursus sulla storia di un intero secolo, occasione per discutere di politica, idee e libertà di professarle. Tutto questo durante il consueto appuntamento della domenica con la Milonga della Gioia, al Barbara disco Lab, in una location inusuale, ma per questo in un’atmosfera ancora più suggestiva; la sala da ballo, domenica scorsa, per quasi un’ora, si è trasformata in un luogo dove discutere di Pugliese e altro.